venerdì 20 maggio 2011

Bychkov: ritorno al Maggio con il War Requiem

Semyon Bychkov ritorna domenica 22 maggio, alle ore 20.30, sul podio del Teatro Comunale dopo essere stato negli anni ’90, per alcuni anni, principale direttore ospite dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, e aver diretto diversi capolavori, fra cui: Jenufa di Janácek (1993), Lady Macbeth del distretto di Mzensk di Šostakovič (1997), La bohème di Puccini per la regia di Jonathan Miller, Fierrabras di Schubert (1995), ed ancora da Idomeneo a Parsifal, da Evgenij Onegin alla Dama di picche, da Boris Godunov a numerosi concerti sinfonici.
Ricordiamo che Jenufa (1993), Lady Macbeth del distretto di Mzensk (1997) e Fierrabras (1995) vinsero il prestigioso Premio Abbiati.
Il ritorno di Semyon Bychkov avviene in occasione di questo 74° Festival con il War Requiem op. 66 di Benjamin Britten, composto nel 1961 ed eseguito per la prima volta nella cattedrale di Coventry, il 30 maggio 1962, per celebrare l’avvenuta ricostruzione della stessa cattedrale, distrutta assieme a tutta la città durante la Seconda Guerra Mondiale, tanto che si coniò il verbo “coventrizzare”, cioè radere completamente al suolo una città.
Il War Requiem venne eseguito per la prima volta al Teatro Comunale nel 1972, (a dieci anni dalla prima assoluta), per la direzione di Roberto Previtali, da allora è la quarta volta che viene ripetuto; ricordiamo l’ultima esecuzione nel marzo 1997, con Bruno Bartoletti sul podio, che l’aveva diretto, sempre al Comunale, anche nel 1987.
Il War Requiem  è un’opera di vaste proporzioni che prevede un soprano, una grande orchestra ed il coro ad intonare il Requiem cattolico; tenore, baritono e una piccola orchestra per accompagnare dieci liriche del poeta Wilfred Owen (caduto giovanissimo in battaglia a soli sette giorni dalla fine della Prima Guerra mondiale), mentre al coro di voci bianche e all’organo sono affidate le parti che rappresentano la serenità celeste contrapposta alle strazianti vicende umane. Con il War Requiem, Britten, pacifista convinto, alza il suo grido, intriso di compassione e di pietà per le vittime, contro l’orrore della guerra: un grido tanto più potente perché scevro da ogni retorica.

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