giovedì 5 maggio 2011

Tre domande a... Ambrogio Maestri

Ambrogio Maestri, considerato dalla critica uno dei migliori baritoni della sua generazione, canta per la prima volta al Maggio Musicale Fiorentino. È acclamato in tutti i teatri del mondo soprattutto come Falstaff, ruolo con cui ha debuttato nel 2001.

Come si sente al suo debutto al Maggio Musicale Fiorentino, in occasione di un allestimento come questo di Aida?
Mi ritengo fortunato! Quest’opera è un vero kolossal! Sembra di toccare l’Egitto, è bellissimo. Per noi cantanti è come stare in un pezzo di Egitto e respirare l’aria di allora; e sento ancora di più il mio ruolo. Non è cosa da poco al giorno d’oggi!

Amonasro, in nome del trono, chiede un grande sacrificio ad Aida, minacciando di non considerarla più sua figlia. È un personaggio negativo?
In generale, quando il baritono verdiano entra in scena la storia cambia. Di solito è il padre, non è mai amante di nessuno, e mette i bastoni tra le ruote! Anche Amonasro è padre e Ferzan Ozpetek ha voluto creare proprio la vicinanza di Aida col padre; devo quindi ricordarmi di essere papà per poi tornare guerriero. E questo è un aspetto nuovo che non si vede spesso nelle altre regie: Amonasro è sempre burbero, tiene lontano la figlia ("Non mi tradir!"); viene esaltata in genere la caratteristica di guerriero, anche se non ha la stessa levatura del faraone ma è più sanguigno. Questa regia sottolinea invece il lato paterno: pur non essendo molti gli spunti in questo senso, nella scena del duetto con Aida si nota tale vicinanza tra padre e figlia, finché Amonasro non ritorna guerriero. A quel punto si deve servire di qualcuno, in questo caso della figlia, per il bene del suo popolo, non per il proprio. Se si guarda la cosa attraverso la prospettiva del popolo etiope il personaggio non è negativo. Di fatto, anche per Aida vince la patria sul suo uomo. E quindi rispetto al tenore vince il baritono!

Quali sono il suo ruolo e autore prediletti?
Il mio autore preferito è Verdi. Amonasro è un bellissimo ruolo, concentrato solo fra la fine del secondo atto e l’inizio del terzo: per questo motivo si dice che Amonasro rubi i soldi al teatro, ma l’ha voluto Verdi, non io! Il mio ruolo prediletto è però Falstaff che ne combina di tutti i colori dall’inizio alla fine. Ho cantato più di cento recite di Amonasro e Falstaff, in Italia ma anche a Vienna, al Metropolitan di New York e così via. Soltanto all’Arena di Verona canto ogni anno 10-12 recite di Amonasro. Diciamo che dopo più di cento recite so quale Amonasro ho in mente. Quando entro in scena so benissimo cosa sto dicendo! E adesso, nel nuovo allestimento, cerco di trattenermi per dare più spazio al padre.

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