mercoledì 6 novembre 2013

Il Requiem di Mozart con il Coro del Maggio

Riprendono i concerti del Coro del Maggio Musicale Fiorentino, diretto da Lorenzo Fratini, nell’anno che ne ricorda gli 80 anni dalla fondazione. In programma, giovedì 7 novembre alle ore 20.30 all’Auditorium di Santo Stefano al Ponte, il Requiem degli intrighi e dei misteri, l’opera, che nell’immaginario mozartiano, evoca la fine del compositore, la rivalità con Salieri, cospirazioni e strane coincidenze.
In realtà le molte leggende nate intorno a questa affascinante, ultima creazione del genio di Salisburgo, sono ormai archiviate come tali, cancellate dalla realtà storica. Sappiamo, infatti, che fu il conte austriaco Franz von Walsegg - Stuppach, nel luglio 1791, a commissionare in maniera anonima a Mozart un Requiem che aveva poi intenzione di far eseguire, spacciandolo per suo, nel giorno dell’anniversario della scomparsa dell’adorata moglie Anna, il 14 febbraio.
Il 5 dicembre 1791, quando Mozart morì nella sua casa di Vienna, aveva completato, orchestrandoli, soltanto i primi due numeri del Requiem, l’Introitus e il Kyrie. A livello di abbozzo, più o meno avanzato, restavano i due numeri successivi, la Sequenza e l’Offertorio. Fu la moglie di Mozart, Constanze Weber, ad affidare ad alcuni allievi del marito - prima Joseph Eibler, poi Franx  Xaver Süssmayr - il compito di completare il lavoro, in maniera da consegnarlo come se fosse autentico all’emissario del Conte Walsegg ed intascare così il compenso pattuito. Cosa che, puntualmente, avvenne nei primi mesi del 1792. L’avida Constanze, però, non rinunciò a far eseguire il Requiem a Vienna il 2 gennaio 1793. Intanto il Conte, ignaro del fatto, diresse la partitura come sua il 14 dicembre dello stesso anno e, quindi, il 14 febbraio 1794 nella chiesa di Neukloster a Wiener Neustadt, in memoria della moglie. Venuto a conoscenza che il Requiem stava per essere pubblicato con il nome del suo effettivo autore, sembra avesse il coraggio di chiedere un rimborso in quanto riteneva di essere stato vittima di un raggiro. In realtà, in questa incredibile vicenda, l’inganno era da ambedue le parti e il truffato era a sua volta truffatore. Ciò non toglie valore artistico al Requiem di Mozart, da sempre considerato un capolavoro, una fama amplificata anche dal suo essere “opera ultima” e, per giunta, incompiuta.
Non meraviglia, quindi, che dal 1791 a oggi ne siano stati realizzati numerosi altri completamenti o adattamenti. A quest’ultimo genere va ascritta la versione con accompagnamento di pianoforte a quattro mani firmata nel 1853 da Carl Czerny, musicista nato a Vienna proprio nell’anno della morte di Mozart e scomparso nella capitale austriaca nel 1857. Bambino prodigio, allievo di Ludwig van Beethoven, Czerny fu al tempo stesso uno straordinario virtuoso dello strumento e un prolifico compositore il cui catalogo annovera quasi mille lavori. La parte pianistica del Requiem mozartiano non si configura come una pura e semplice trascrizione dell’originale per orchestra ma prospetta un’interessante autonomia, anche attraverso rimandi agli stili di musicisti coevi: esemplificativi, in tal senso, la raccolta dimensione schubertiana del Recordare e del Benedictus, la scultorea ampiezza beethoveniana del Rex Tremendae o il trascendentale virtuosismo lisztiano del Dies Irae.

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